BIMOTA YB 9SR

La mia prima vera moto, ...è veramente una gran signora! Ormai ne sono proprietario da diversi anni, ma devo dire di esserne ancora entusiasta, seppure ammetto possa avere qualche difetto che non a tutti potrebbe andare giù, primo fra tutti: gli anni. All'inizio, prima del suo acquisto, andavo cercando una moto usata, sportiva, ma abbastanza facile, tipo Honda CBR 600F o Yamaha YZF 600 ThunderCat. Però quando mi sono imbattuto nell'oggetto in questione, che era ormai di terza mano, sono rimasto troppo colpito. Mai avevo pensato ad una Bimota come prima moto; si trattava di motociclette troppo costose e difficili, di delle fuoriserie da pista, costruite in maniera semi-artigianale da pochi appassionati riminesi.
Nonostante l'elite di clienti che la Bimota si era creata nel mondo soprattutto negli USA in Germania ed Inghilterra, all'inizio del 2001, dopo aver conquistato con una moto praticamente di serie la sua prima gara in SBK dopo più di dieci anni di assenza, la casa riminesi ha dovuto dichiarare il fallimento e solo da poco è stata ricostituita con l'intento di costruire moto ancora più estreme di prima. ...la cosa più strana è che paradossalmente è stato proprio il troppo successo ad aver decretato il fallimento, ma questa è un'altra storia...


La mia Bimota è una YB 9 SR del 1996, gialla e la potete vedere nelle foto. Il motore è un quattro cilindri in linea marchiato Yamaha con distribuzione bialbero in testa e quattro valvole per cilindro (Lo stesso motore della YZF 600 dell'epoca). L'alimentazione è fornita da una batteria di carburatori e tutta la meccanica è stata rivista e modificata dai tecnici Bimota per avere il massimo in termini di prestazioni. La punta di diamante di questa moto resta, però, il telaio. un doppia trave discendente in lega di alluminio che fa spavento! Nel 1996 neanche la CBR 900 RR, che adottava anch'essa un telaio simile, ne aveva uno tanto robusto e al tempo stesso leggero. Le sospensioni Paioli sono completamente regolabili e gli steli della forcella hanno riporto superficiale al TIN che li rende più scorrevoli: una prelibatezza che quasi non si trova ancora oggi sulle moto da GP!!! L'impianto frenante è potentissimo ed era al tempo il massimo disponibile sul mercato. Ancora oggi, nonostante vadano molto di moda le pinze radiali, questo impianto è capace di dare "pastoni" a molti impianti più moderni. In particolare abbiamo due dischi flottanti Brembo "Serie Oro" da 320 mm, serviti da pinze Brembo (sempre della stessa serie) a 4 pistoncini contrapposti. Posteriormente abbiamo un disco singolo Brembo servito da un omonima pinza a doppio pistoncino contrapposto, che però non risulta mordente e modulabile come l'anteriore. I cerchi, pur risultando leggermente sottodimensionati rispetto allo standard attuale, sono degli stupendi Marchesini a tre razze in lega superleggera. L'impostazione di guida, una volta in sella, è veramente corsaiola: avantreno basso con tronchetti estremamente inclinati e spioventi, retro treno alto, rigido e lontano dal manubrio, pedane alte e molto arretrate (praticamente si hanno le ginocchia in bocca...)
La strumentazione vede in evidenza il contagiri con zona rossa a 13000. A sinistra c'è il contachilometri, che a dire il vero non è molto preciso, sulla destra si trova il termometro per il controllo della temperatura dell'acqua di raffreddamento. Più in basso trovano posto diverse spie relative alle frecce, fari alti, riserva del carburante, folle, pressione dell'olio.
Cominciamo con la prova:
Una volta in sella la prima cosa che si nota è che le sospensioni sono rigidissime e la scarsa imbottitura della sella da l'impressione di stare a sedere proprio sulle plastiche del codone. le gambe sulle pedane non hanno una posizione molto naturale e le prime volte che si guida questa moto è possibile soffrire di qualche crampo. Il busto e le braccia si ritrovano distese in avanti ad abbracciare i bassi ed angolati semimanubri, che anche in questo caso, se uno non è abituato, possono indurre a qualche dolorino i polsi e la schiena.
Comunque, si preme lo start dopo aver tirato l'aria e il motore si avvia abbastanza prontamente. Anche con il silenziatore originale della casa il rumore allo scarico è molto più alto di quello della media delle altre motociclette a quattro cilindri! ...e questo, unito alla irregolarità quasi duetempistica degli scoppi non fa altro che gasarti fin dall'inizio. La frizione è meccanica ed un po' dura, ma il suo comportamento è regolare. Un sonoro "Clock" ci indica che la prima è innestata e partiamo senza sorprese. La prima marcia è molto corta rispetto alle altre cinque cosi che è facile quando si arriva verso gli 8000 giri o talvolta anche meno, sentire la ruota anteriore staccarsi da terra e tutto l'avantreono farsi sempre più leggero Il motore è brusco negli apri e chiudi a bassa velocità, dove tende a strapparti il manubrio dalle mani, ma in basso è anche un po' carente di coppia. Infatti la spinta vera e propria arriva verso gli 8000-9000 giri ed in un attimo ti ritrovi al limitatore che è posto nei pressi dei 14000 giri in piena zona rossa. L'erogazione infatti è molto appuntita e può mettere in difficoltà il neofita, come le prime volte è successo a me.
La ciclistica ha reazioni molto nervose e vuole una guida di forza per rendere bene. Si deve scegliere traiettorie precise con una certa decisione, perchè correggerle poi, è molto difficile. Sulle imperfezioni dell'asfalto l'avantreno tende a farsi sensibile e non sono rari gli sbacchettamenti che, comunque, se uno non si fa prendere dal panico, sono ben gestibili, grazie ad un equilibrio dinamico invidiabile. La stabilità è buona e le curve strette si affrontano se si è decisi con una velocità notevole. Nei cambi di direzione più repentini si deve fare, però, molta forza col corpo per saper indirizzare bene la moto.
La frenata è irreprensibile: potente e modulabile il disco anteriore, un po' meno il posteriore che comunque svolge il suo lavoro.
La guida della YB9SR comunica grandi emozioni, ma si deve ammetter che è un po' faticosa e rilegata all'ambito strettamente sportivo. Senza dubbio questa è una moto che troverebbe il suo ambiente naturale nella pista (come del resto tutte le Bimota ad esclusione forse della Mantra). In modo particolare, questa, non è una moto adatta alla città ed al traffico cittadino. Oltre a posizione di guida, erogazione, sospensioni ecc... il raggio di sterzo limitatissimo complica le manovre da fare schifo. Poi il motore scalda molto e trovarsi con la ventola pressoché perennemente attaccata, specie d'estate, non è una vera e propria gioia!

Cos'altro dire... non so, so solo che finalmente uno dei miei più grossi sogni, ovvero quello di possedere una moto sportiva si è realizzato, e di questo ne sono veramente felicissimo... Non sarà la moto più nuova sul mercato, ma tra gli intenditori ed i motociclisti che si trovano sui passi di montagna ce ne sono molti che si fermano ancora oggi ad ammirarla, proprio perchè una moto rara. Inoltre se guidata con decisione riesce a dare delle sonore bastonate a moto ben più moderne e "piloti chiacchieroni"...

ECCO LE FOTO DOPO LA CADUTA DEL 2008 ED IL SUCCESSIVO RESTILING...

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