MOTOCICLISTA

 

 

Sono un motociclista.

Sono ormai 5 anni che guido la motocicletta e, oramai, ben dodici che guido mezzi a motore con due ruote.

A volte mi fermo a pensare a ciò che faccio quando sono a cavalcioni della mia moto e concludo sempre di essere uno scemo completo.

E’ perché quando sono sopra quella cavalcatura meccanica mi sembra di essere davvero libero, colui che può decidere e può discernere tra bene e male… mi sembra di essere una specie di eletto…

 

Vi voglio raccontare una cosa avvenuta questa estate.

 

Domenica 30 Agosto dello scorso anno ci trovammo con il mio solito gruppo di amici motociclisti per andare a fare un giro assieme. Tra questi amici ce n’è uno con cui da sempre c’è stata una piccola sfida. Infatti, fin da quando avevamo quattordici anni eravamo quelli che filavano giù per le curve a “Calare Montespertoli” con una marcia in più di tutti gli altri. Pur essendo buoni amici, una specie di rivalità, sotto questo punto di vista, c’è sempre stata e continuando negli anni, probabilmente, sempre ci sarà.

Anche in questa occasione siamo partiti tutti assieme e, nonostante gli altri ragazzi non siano certo dei fermi, dopo qualche curva eravamo soli davanti lui ed io. Lui ha una 1000, mentre invece io ho una 600, così succedeva che in entrata di curva ed in percorrenza  mi avvicinavo io, ma appena finita la curva, lui, riprendeva qualche metro di vantaggio.

Non vi so descrivere l’emozione fortissima quando in una delle ultime curve del passo che stavamo facendo, e che non conosciamo neanche perfettamente, gli ho tirato una staccatona micidiale e l’ho passato quasi in monoruota all’ingresso di una curva cieca. Ho fatto un sorpasso così perentorio che poi non è riuscito più ad avvicinarmi neanche sul dritto!

 

A questo punto, tu che hai letto queste righe ti starai stizzendo e starai pensando che sono uno stronzo  irresponsabile, che potevo cadere e falciare anche lui, …oppure che dietro quella curva cieca potevano esserci due persone accoppiate in bicicletta o chissà che cosa… hai ragione, certe cose non si dovrebbero fare in strada, ma quello che voglio sottolineare, non è il gesto che ho fatto, ma le emozioni che si provano.

 

Le emozioni che provo in moto sono delle emozioni davvero forti, oserei dire violente, ma che proprio perché così travolgenti non sono in grado di spiegare bene a parole.

 

Ecco perché, allo stesso modo, non mi so bene spiegare il perché, quando mi manchi, mi immagino sulla mia motocicletta. Quella cavalcatura cattiva dall’erogazione un po’ bastarda e dalla ciclistica dura ed a volte indomabile, che non ammette tentennamenti, ma che io riesco in qualche modo a piegare ai miei voleri.

Mentre tu, che stasera mi manchi, sei così irraggiungibile… così tremendamente imprevedibile che cerco di farmi coraggio pensando a quello che so fare, piuttosto che a tutti i miei fallimenti e alle mie rese…

 

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